Omelia del Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, nella Messa che presiede questa mattina, mercoledì 19 Giugno, alle ore 10.30, nella ricorrenza liturgica dei Santi Gervasio e Protasio, nella Collegiata di Bormio (So) intitolata ai due patroni.
“Ci ritroviamo in questa chiesa, antica pieve ormai da 1200 anni, per celebrare il sacrificio eucaristico nella festa dei santi patroni Gervasio e Protasio, due fratelli martiri della Chiesa ambrosiana, le cui spoglie furono ritrovate da s. Ambrogio. Egli li ha immediatamente additati ai suoi fedeli come martiri, cioè testimoni fedeli, appassionati di Gesù Cristo fino a offrire a lui la propria vita.
Il loro esempio, sempre attuale, viene quindi proposto anche a noi oggi per indurci ad amare come Gesù, non a parole, ma in maniera profonda, mentre affrontiamo anche noi , come Gervasio e Protasio certe nostre forme di martirio, quale quello della pazienza, della fedeltà alle nostre promesse, con la scelta di accogliere benevolmente chi ci è avverso, come anche la determinazione di prodigarsi con generosità verso tutti, fino ad amare anche il non amabile, lo straniero, il povero, l’ammalato, il nemico.
Dalla Eucaristia che oggi celebriamo, corpo e sangue del Signore a noi donato e per noi sparso, nasce e si realizza l’unità di questa Comunità parrocchiale con il Signore Gesù e tra noi, che siamo le membra del suo corpo.
Una bella ed esemplare testimonianza di unità abbiamo avuto modo di sperimentarla in occasione della tragica morte dei nostri fratelli Simone, Luca e Alessandro, vivendo questo drammatico evento con grande fede e con molta dignità.
Abbiamo così testimoniato una vicinanza veramente fraterna e solidale, espressa con una larga partecipazione di popolo. Insieme abbiamo affidato al Signore queste tre giovani vite, dopo aver chiesto un supplemento di fede per sostenere realmente il dolore dei loro famigliari e dare senso alle parole con cui abbiamo saputo esprimere la nostra vicinanza. Abbiamo una certezza che ci viene offerta dalla parola di Dio nella prima lettura. “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà. Agli occhi degli stolti parvero che morissero, ma essi sono nella pace”. Queste sono le affermazioni che la fede nel Dio della vita ci trasmette, così da poter trovare in esse consolazione e speranza.
Oggi ci ritroviamo insieme in questa felice ricorrenza quale è la festa dei patroni- Questa occasione ci riporta alle radici cristiane di questa nostra Comunità. Siamo stimolati così non solo a confermare una antica e santa tradizione, sviluppata dalla fede dei nostri padri, lungo la storia, ma anche a sostenere con decisione la volontà di approfondire ulteriormente la nostra fede cristiana.
In questo modo potremo aiutarci nell’ affrontare le sfide oggi presenti nella nostra società, tra cui il fenomeno dell’abbandono della fede da parte di un gran numero di battezzati.
La fede cristiana è il dono di Dio che ci permette di vivere la vita e le nostre relazioni interpersonali con dignità e responsabilità, pienamente inseriti nel nostro tempo, in una società che non è più cristiana. Ciò non significa, però, la fine del cristianesimo, ma piuttosto la fine di una sua forma storica, nell’impegno di offrire una risposta appropriata e necessaria ai segni dei tempi, così che la Chiesa possa essere capace di sostenere e illuminare gli uomini e le donne di oggi.
A tutti noi è offerta la possibilità di portare, nell’ambiente di vita in cui viviamo, il messaggio d’amore di Cristo e di testimoniare come il vangelo di Gesù continua a promuovere una vita bella, pienamente umana, fraterna e solidale, in una società dove spesso regna l’individualismo e la ricerca del solo benessere personale o di gruppo, dove spesso ci troviamo davanti a tante persone che sembrano aver perduto ogni traccia di umanità.
“Per la straordinaria ricchezza della grazia, mediante la sua bontà verso di noi”, ci ha detto s. Paolo, noi cristiani ci sentiamo chiamati a vivere una vita diversa, nel pieno rispetto della dignità di ogni essere umano, che deve essere sempre trattato con amore, a imitazione del Padre dei cieli, che ama infinitamente ciascun essere umano perché suo figlio.
Vi auguro di essere capaci di trasmettere la bontà della vita cristiana attraverso una degna condotta di vita, illuminata dalla grazia di Dio e da forme esemplari che trasmettano immediatamente e a tutti la gioia di dirsi e di essere cristiani. Vi accompagni e vi sostenga l’esempio dei santi martiri Gervasio e Protasio, alla cui intercessione volentieri vi affido”. Oscar card. CANTONI